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giovedì 2 maggio 2013

AUF WIEDERSEHEN MOURINHO

Auf wiedersehen José. Ebbene si, ora lo possiamo dire, il grande Mou, lo special One, l'allenatore più pagato al mondo, ha fallito.
Non è arrivata la tanto agognata "decima", ma una cocente eliminazione per mano di uno splendido Borussia Dortmund.< br /> Il 28 aprile 2010, nella conferenza stampa che precedette la semifinale di ritorno contro il Barcellona( all'epoca era l'allenatore dell'Inter) Mou disse " per noi è un sogno, per loro un'ossessione."
Da quando è l'allenatore del Real Madrid i ruoli si sono invertiti: infatti per i Blancos la coppa dalle grandi orecchie è diventato un vero e proprio chiodo fisso, un tormento continuo, un'ossessione, proprio come per il Barcellona del 2010. E la storia insegna che il sogno sconfigge l'ossessione, proprio come Klopp e il suo Borussia hanno fatto. Oltre alla netta supremazia dal punto di vista del gioco, i tedeschi si sono distinti per la leggerezza con cui hanno giocato a calcio. Dall'altra parte è apparso un Real molto più pesante, prevedibile, confusionario, un'accozzaglia di campioni disconnessi fra loro.
José Mourinho è uno dei più grandi personaggi che la storia del calcio abbia mai conosciuto. Ha fatto sempre parlare di sè, nel bene e nel male. Puoi amarlo o odiarlo, dicevano.
Ma anche chi ama José non può non rendersi conto che la sua avventura al Real Madrid è stata quasi del tutto fallimentare: una Liga, una Copa del Rey ed una Supercoppa Espanola, questo il misero bottino delle Merengues, eliminati per tre volte negli ultimi tre anni in semifinale di Champions.
Anche dal punto di vista del gioco il Real non è mai stato sfavillante in mezzo al campo, ma si è sempre affidato alla giocata dei singoli. Questo è il vero peccato mortale di Mou, quello di non essere riuscito a costruire una Squadra.
Non ha funzionato questa volta la tattica usata con successo in Italia e in Inghilterra, lo "scudo Mou" a Madrid è diventato pieno di crepe, crepe difficili da riparare e risanare, crepe profonde che hanno portato allo sfaldamento dello spogliatoio, con i fedelissimi dello Special One da una parte, e il gruppo di ribelli, guidati da Ramos e Casillas, dall'altra.
Dieci minuti di grande cuore su centottanta sono davvero poca cosa, e sarebbe stato più che ingiusto se il Real si fosse qualificato per la finale di Wembley. E lo sapeva anche Mou, che sul 2-0 non si è scomposto più di tanto, e forse, sotto sotto, sapeva anche lui di non meritare la qualificazione.
Ora l'allenatore "speciale" fa le valigie, destinazione Londra, dove c'è chi lo ama.


Caro Mou
mi ricordi un bambino spaventato, il quale, dopo essere stato lontano da casa, vuole soltanto riabbracciare la mamma.
E allora torna José, torna a casa, in fondo nella vita tutti abbiamo bisogno di un pò d'amore.







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