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martedì 12 febbraio 2013

JUVENTUS-DEL PIERO: I MOTIVI DELL'ADDIO

Del Piero è la bandiera per eccellenza, degli ultimi venti anni di storia juventina. Più di Buffon, Nedved, Baggio e perfino dello stesso Conte. È rimasto in Serie B con la Juventus, ha vinto con la sua squadra ed ha perso con essa. Ma allora perché è stato mandato via dalla dirigenza della squadra con cui ha fatto la storia? Semplice ingratitudine, oppure c'è altro?
Per spiegare questo è impossibile non parlare di Andrea Agnelli, nuovo presidente della Vecchia Signora a partire dal maggio del 2010.
Lui è l’attuale volto della dirigenza, il leader che prende il controllo dopo anni di debolezza societaria ( di Blanc e Cobolli Gigli). 
La prima stagione al comando per Agnelli si rivela un totale fallimento. Soldi spesi in modo improprio (12,5 milioni per el Malaka Martinez), ed una squadra affidata ad un allenatore che del mondo bianconero non riuscì a capire quasi nulla (Delneri). 
Con la seconda stagione alle porte, la società doveva correre ai ripari per evitare un'altra delusione, dopo i due settimi posti degli anni precedenti. Ma a quel punto era ancora troppo debole per rivoluzionare tutto, anche (e forse sopratutto) per ciò che suscitava nei tifosi Alessandro Del Piero, figura addirittura più forte del presidente stesso. 
Dopo che le altre vecchie glorie, come Camoranesi, Trezeguet, Nedved si erano allontanate dal campo di gioco di Torino, Alex ,insieme a Buffon, è rimasto il simbolo della storia juventina. In pratica il "Pinturicchio", eroe del l'avvocato Agnelli, è colui che oscura il cammino della nuova dirigenza. 
Il presidente in carica non può certamente cacciarlo dalla mattina alla sera, ed allora si può dire che si pensava di mandarlo via lentamente. Uno dei primi passi che porterà all'addio di Del Piero, potrebbe essere considerato l'ingaggio dell'altra grande bandiera bianconera: Antonio Conte. Infatti, proprio il suo ex compagno di squadra e capitano, lo esclude fin dall'inizio, preferendogli Vucinic e Matri. Quella di Agnelli doveva essere una nuova Juventus, basata sul nuovo Stadio di proprietà, sulla compattezza e sulla solidità del gruppo guidato solamente dall'allenatore, ed infine su Buffon (nuovo leader in campo) e su Andrea Pirlo, che si presenta come il grande affare del mercato del nuovo corso. Tutto sembrerebbe escludere Alex. E dire che lui aveva fortemente spinto verso il rinnovo, proponendo anche di firmare in bianco, ad una cifra stabilita direttamente dalla dirigenza. 
Il nuovo contratto non arriva, Del Piero gioca pochissimo, ma la Juventus vince, e si mette nella condizione di lottare e conquistare lo scudetto. 
“Pinturicchio” è diventato la quinta punta, dietro a tutti gli altri attaccanti, ma nonostante ciò quando entra continua ad esser decisivo, anche grazie a gol pesantissimi che porteranno poi la Vecchia Signora a trionfare (Vedi Juventus- Lazio 2-1). 
La stagione alla fine, nonostante il caso Del Piero, è decisamente positiva per i bianconeri, i quali escono senza sconfitte dal campionato. Quindi l’addio del capitano (arrivato a fine contratto) si rivela decisamente più indolore per tutti, malgrado le lacrime dei tifosi e dello stesso calciatore. 
La scelta di Andrea Agnelli è una scelta di immagine, una scelta imprenditoriale. Mettere da parte le emozioni per dar vita al nuovo “progetto” bianconero. La nuova Juve avrà il volto di Conte, del gruppo, di Agnelli stesso e di quello che sarà il futuro “Top Player”, che dovrebbe essere acquistato dalla società. Gli sarà affidata la maglia numero 10, quella di Alex, e diverrà l'idolo del futuro e del giovane presidente. Sicuramente Del Piero sarebbe stato utile quest’anno per i campioni d’Italia, che se la dovranno vedere anche in Champions e in Coppa Italia, (per esempio Alex non avrebbe mai sbagliato il gol che Giovinco si è “mangiato” nel finale di Coppa Italia con la Lazio), ma poco importa alla dirigenza, che vuole un nuovo percorso con i suoi nuovi volti. Anche a costo di abbattere un monumento.

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