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giovedì 30 maggio 2013

FLOP 11 SERIE A

Goicoechea: La Roma negli ultimi tempi non è stata molto fortunata con i portieri, e l’uruguagio ne è la prova.
Per Zeman doveva essere il titolare dei giallorossi in lotta per la Champions, forse dopo la clamorosa papera contro il Cagliari avrà cambiato idea. Sembra che solo Andreazzoli lo abbia capito, tanto da schierare addirittura Lobont.

Alvaro Pereira: Dopo l’esperienza con Guarin, l’Inter si sentiva al sicuro a comprare giocatori dal Porto. La fiducia però non è bastata, infatti nonostante i 10 e passa milioni di euro spesi e le tante occasioni concesse, Pereira si è rivelato un vero bidone. Impalpabile in fase offensiva e disastroso in difesa. Rimane un lontanissimo parente di quel giocatore titolare nel Porto ed in nazionale (4° al mondiale).
C’è da stupirsi ancor di più quando si scopre che il ricco Monaco è pronto ad offrire 10 milioni per strapparlo ai nerazzurri....

Marco Capuano: Molti si aspettavano da questo ragazzo del ’91 una grande annata in Serie A , e continueranno ad aspettarla. Lui ed i suoi compagni hanno preso 84 reti quest’anno. Le hanno prese da tutti. Il giovane Capuano ha viaggiato a 5.1 di media nell’intero campionato, solo Cosic ha fatto peggio di lui nel Pescara.
Almeno ha ancora molto tempo per crescere....

Matias Silvestre: Per lui vale lo stesso discorso fatto per il compagno di reparto Pereira, infatti, arrivato in pompa magna l’estate passata, per ben 8 milioni, ha collezionato solo 9 presenze. Di certo non è passato inosservato, visto che i suoi errori rimarranno scolpiti nella memoria dei tifosi interisti. La scorsa stagione fece 5 goal, a questo punto non sarebbe stato meglio schierarlo al fianco di Rocchi?

Mauricio Isla: Nove milioni è stata pagata la sua metà dalla Juventus, che si aspettava un giocatore in ripresa dall’infortunio al ginocchio. Non è stato così. Isla ha visto poco il campo, e quando ha avuto l’occasione si è dimostrato fiacco e spaesato. Di lui si ricorda solamente per un assist nella partita di Champions contro i danesi, e per un “fallo” di “mano” contro il Milan a San Siro.

Antonio Nocerino: La partenza di Ibra ha influito moltissimo sul rendimento del giocatore napoletano, che da 11 reti è passato ad un solo goal. Oltre a questo Allegri lo ha rifilato pure in tribuna, e ciò non è stato gradito.
L’anno scorso era un fenomeno, un acquisto azzeccato, nel 2012-2013 è stato scavalcato da Flamini.

Maicosuel: Dopo il rigore contro il Braga si sarebbero dovute capire tante cose, ma a quanto pare non è stato così. Il “maestro” Guidolin ha cercato di plasmare anche lui, ma questa volta è stato veramente impossibile.

Daniele De Rossi:Il capitan futuro” ha deluso tutti.
Nello scorso mercato estivo la Roma aveva rifiutato un offerta da più di 30 milioni per lui, dichiarandolo incedibile e fondamentale al gioco di Zeman. Da allora ha giocato poco, e parlato tanto. Sulla sua posizione in campo, sul poco impiego e sull’allenatore. Sul terreno di gioco ha dimostrato di esser svogliato e molto nervoso. 
Alla fine di questa stagione si inizia a parlare seriamente di cessione, che sia un bene per la Roma?

Dorlan Pabon: Ci sono calciatori che proprio non ne vogliono sapere di ambientarsi nel calcio italiano, e Pabon è uno di questi. Presentato come un grande colpo da Ghirardi, si è rivelato un grandissimo flop, tanto da esser mandato al Betis a gennaio. Solo Caressa aveva il coraggio di osannarlo...

Nicolas Anelka: Va bene che la Juventus non lo aveva preso come alternativa a Drogba, ma solo come sostituto di Bendtner (ed è tutto dire), però 45 minuti di gioco sono un po’ pochi. Un fantasma... eppure ha vinto lo scudetto.

Mathias Ranégie: Udinese-Milan, minuto 40, goal di Ranégie. "Ma chi è? Il nuovo Ibra". 
Il resto dell'anno ha dimostrato tutt'altro. 

Zdenek Zeman: Per molti questa stagione è stata la fine del modello di calcio zemaniano, votato all’attacco e con difese inesistenti. Sicuramente è stata un’annata tragica per il boemo. Sul campo si è visto pochissimo del suo gioco abituale, forse per colpa sua, forse per colpa di qualcun altro. Del 2012-2013 da ricordare rimangono solo le infinite polemiche con De Rossi ed Osvaldo.

martedì 28 maggio 2013

DISFATTA ROMA: TOCCATO IL FONDO BISOGNA RISALIRE

Con la sconfitta in finale di Coppa Italia la Roma ha perso non solo un trofeo, ma anche la possibilità di giocare in Europa League nella prossima stagione. E' il secondo anno consecutivo per i giallorossi fuori dal palcoscenico europeo. Come se non bastasse questa sconfitta è arrivata contro i rivali di sempre, i cugini della Lazio. Da quando è subentrata la proprietà americana la Roma ha fallito tutti gli obiettivi che si era prefissata e quindi è doveroso fare delle riflessioni, perchè stagioni come questa o come quella dell'anno scorso non si devono più ripetere. A partire dalla dirigenza bisogna fare chiarezza sui ruoli, gli americani devono essere più presenti, devono stare più nel vivo delle dinamiche della squadra, dare la scossa nei momenti difficili e fare sentire il loro supporto. In sostanza devono essere i primi tifosi. Troppe volte la Roma è sembrata una squadra abbandonata a se stessa. E' apparsa spesso come un'accozzaglia di giocatori, anche di talento, ma che giocavano senza una vera unità di intenti. Va detto che questo è accaduto soprattutto per colpa dei singoli giocatori. Certo, c'è chi ha più colpe e chi ne ha meno, ma quando si perde la responsabilità è di tutti, e non è una frase di circostanza. Ci sono molti calciatori che non hanno giocato mai o quasi mai al loro livello. Da Stekelenburg, che in due anni è apparso il fantasma del portiere che fu vicecampione del mondo ai mondiali 2010. Passando per Burdisso e Balzaretti, il primo probabilmente a fine carriera, il secondo autore di una stagione a dir poco deludente, dopo le strepitoso Europeo di appena un anno fa. Anche Pjanic, spesso infortunato, ha fatto poco per quelle che sono le sue qualità, non è mai stato in grado di far decollare insieme a De Rossi il centrocampo della Roma. Già, Daniele De Rossi, il giocatore più pagato della Roma, è stato il più deludente, e non è il primo anno che questo accade. Da un paio di stagioni ormai DDR sembra l'ombra di se stesso, è in palese difficoltà fisica e mentale. Certo, rimane l'attaccamento alla maglia, ma è lecito chiedersi se un giocatore che non gioca al suo livello da due anni ormai possa ritornarci in un futuro prossimo. Alla Roma serve uno come lui, col suo carattere e con la sua personalità. Deve ritornare in fretta quello che tutti ci ricordiamo, il De Rossi capitan futuro e idolo dei tifosi. Lo deve fare per se stesso e soprattutto per i suoi tifosi, che nonostante tutto continuano a sostenerlo. Sono veramente tanti i giocatori che hanno deluso e pochi quelli da salvare. Tra questi ultimi c'è sicuramente il fenomenale Marquinhos, già nel mirino dei top team europei a soli 19 anni. C'è l'instancabile Florenzi che, soprattutto con Zeman, si è dimostrato un giovane di grande qualità. Si salva Lamela, perchè nonostante qualche pausa di troppo (comprensibile vista la giovane età), arrivare a quota 15 gol in Serie A a soli 20 anni è un gran traguardo. Destro ha fatto intravedere buone potenzialità, ma ancora deve dimostrare di valere i soldi (tanti) che sono stati spesi per lui. Osvaldo invece ha confermato quanto mostrato nella scorsa stagione: grandi mezzi tecnici, ma un carattere poco propenso a stare in un collettivo, i suoi comportamenti da prima donna parlano per lui. Il migliore è stato, tanto per cambiare, Francesco Totti, che a 36 anni suonati si è preso più e più volte sulle spalle la squadra nei tanti momenti di difficoltà. Le poche belle partite della Roma lo hanno visto sempre protagonista. E' calato fisicamente nell'ultimo periodo perchè è semplicemente disumano far giocare 40 e passa partite stagionali ad un giocatore che va per i 37 anni. E' stato spremuto fino all'osso perchè per lunghi tratti è stato l'unico in grado di accendere questa squadra. Spesso la Roma è sembrata dipendere troppo dal suo capitano. Un progetto che si rispetti non si può basare su un giocatore che, per quanto forte, è ormai a fine carriera. Si è visto nella finale di Coppa italia: la mediocrità di questa Roma ha trascinato a fondo anche Totti, autore di una pessima prestazione. Questa volta non ce l'ha fatta nemmeno lui.
Servono parecchi cambiamenti per fare grande questa squadra, ed oltre ai dirigenti, tutti i giocatori devono stringersi intorno ad un allenatore, uno che sappia fare il suo mestiere. A Roma serve un tecnico che conosca il nostro campionato, con una determinata filosofia di gioco, e al quale vengano comprati i giocatori adatti per il suo modulo. Serve un uomo che metta tutti in riga, che faccia remare i giocatori, dal primo all'ultimo, dalla stessa parte, sfruttando al massimo le potenzialità della rosa, che sulla carta sono importanti. Tutto questo va fatto da subito, ad iniziare dalla prossima stagione. Perchè con questo derby perso si è toccato il fondo e, come recita il famoso detto, toccato il fondo si può soltanto risalire.

lunedì 27 maggio 2013

CASO BALOTELLI: RAZZISMO O IPOCRISIA?

Il Giudice Sportivo ci va pesante. La Curva Sud romanista resterà chiusa per il prossimo turno di campionato per "aver rilevato che, verso il 39° del secondo tempo, sostenitori della Soc. Roma, collocati nel settore dello stadio denominato “curva sud”, indirizzavano ad un calciatore di altra Società grida e cori insultanti, espressivi di discriminazione razziale; valutata la pervicace e specifica recidività in tali biasimevoli comportamenti , nonostante la formale diffida inflitta in occasione della precedente gara di campionato; delibera di sanzionare la Soc. Roma con l’ammenda di € 50.000,00 e con l’obbligo di disputare una gara con il settore dello stadio denominato “curva sud” privo di spettatori"
Questa la sentenza del giudice sportivo Tosei; ma andiamo per ordine: il giocatore in questione é il milanista Mario Balotelli, giocatore sempre sotto i riflettori,  per le sue azioni un po' fuori dalle righe. I primi episodi cominciano durante Milan-Roma quando i tifosi che occupavano il settore ospiti, iniziano a fischiare Balotelli, rivolgendogli anche cori insultanti. Balotelli, fin da subito reagisce e inizia a rivolgersi con dei gestacci verso i tifosi. Al 55' a sorpresa l'arbitro sospende la partita a causa dei fischi verso il rossonero. Il match riprende dopo qualche minuto, anche se i fischi nei confronti del giocatore del Milan non cessano. Fin subito dopo il triplice fischio, ma anche durante tutta la settimana, attraverso interventi televisivi, editoriali nei maggiori quotidiani, e interviste, si sono susseguite voci, indignazioni e condanne nei confronti dei tifosi romanisti, bollati come "razzisti".
La domenica successiva durante Roma-Napoli i tifosi giallorossi più accesi hanno continuato ad inneggiare cori contro "SuperMario" A seguito della partita la sentenza di cui si è parlato pocanzi.
È chiaro che questa vicenda è lo specchio dell'ipocrisia italiana. La maggior parte delle persone, comprese quelle che si sono sprecati in ore e ore di interventi, che i fischi e gli insulti non abbiamo matrice razzista. La verità non puó che essere questa: Balotelli viene insultato per il suo carattere, per  il suo modo di comportarsi, per il suo modo di essere, sicuramente non per il colore della pelle.  Nessuno ha detto per esempio che durante Roma-Napoli il giocatore della Roma Marquinhos che é anche lui di colore ha assistito la partita in Curva Sud. Per cui seguendo il ragionamento di  coloro che bollano i tifosi della curva come "razzisti" i sostenitori da una parte insultavano Balotelli per il colore della pelle, ma allo stesso tempo accoglievano con affetto tra di loro Marquinhos nonostante anch'egli sia di colore. Ma la risposta al dilemma "insulti razzisti o no" era sta data dalla stessa Curva sud ben tre anni fa': era Roma-Cagliari del  10/05/10 e durante la partita apparse uno striscione nei confronti dello stesso Balotelli, che in quel periodo vestiva la maglia dell'Inter: "non ti insultiamo perché sei di colore, ma perché sei 'no str****" senza onore". Quindi come spesso accade, le cose viste sotto un'altra luce sembrano più chiare, ma d'altronde questa situazione fa comodo a molti: in primis Balotelli, che sfrutta queste situazioni per fare la vittima in modo che l'attenzione sia concentrata su questioni razziali piuttosto che sul suo comportamento. In secondo luogo conviene alla stessa lega calcio che sfrutta questi episodi per mostrare a tutti l'impegno profuso per combattere il razzismo. Infine anche ai giornalisti che hanno la possibilità di scrivere pagine e pagine dicendo spesso banalità, tralasciando invece i temi d'attualità più seri.
Ma d'altronde l ipocrisia e una brutta bestia, e in Italia lo sappiamo bene.

MICHELE NOCE

mercoledì 22 maggio 2013

PALERMO: I MOTIVI DI UN FALLIMENTO

Era il 29 maggio 2004. Il Palermo, in un Barbera gremito in ogni ordine di posto, batteva la Triestina 3-1 e certificava il passaggio nella massima serie 32 anni dopo l'ultima volta.
Adesso invece, dopo 9 anni di serie A, i rosanero tornano nella serie cadetta.
Perché una squadra che per 9 anni è stata ai vertici del calcio italiano, battendo le big più e più volte, centrando la qualificazione in Europa League, sfiorando la Champions e la vittoria della coppa Italia, si ritrova in questa condizione?
Molti tifosi siciliani a questa domanda risponderebbero con un solo nome: Maurizio Zamparini.
Si, è proprio il presidente rosanero il capro espiatorio di questa disastrosa annata. I tifosi l'accusano di essersi disinnamorato di Palermo e di trattare la squadra come uno dei suoi supermercati.
Sicuramente Zamparini è il grande responsabile della retrocessione. Quest'anno ha dato il meglio di sè. Ha iniziato la stagione con Sannino, per poi passare a Gasperini, Malesani, Gasperini e ancora Sannino, confermando la sua fama di mangia allenatori. Anche nella dirigenza si sono alternati prima Perinetti, poi Lo Monaco e ancora Perinetti. Ecco, un altro responsabile è Lo Monaco. Se, infatti, il mercato estivo non ha portato a quasi nulla, quello invernale, condotto dall'ex Catania, è stato disastroso. Ha portato in Sicilia 10 nuovi elementi , ragazzi acerbi, non adatti  a salvare il Palermo, fatta eccezione per Sorrentino.
Le cessioni di Giorgi e Brienza sono state le gocce che hanno fatto traboccare il vaso, facendo perdere la pazienza di patron Zampa, portando al divorzio tra Zampa e Lo Monaco.
In tutto questo i giocatori hanno affrontato una stagione difficilissima senza un'identità precisa, ma non per questo esenti da colpe per alcune prestazioni a dir poco raccapriccianti. Miccoli ha deluso, Ilicic nelle "prime" 28 partite sembrava il fratello scarso di quello delle ultime 10 in cui ha quasi trascinato i rosa ad una salvezza insperata, e con loro tanti altri che hanno giocato al di sotto delle aspettative. Squadra senza un minimo di attributi, che ha perso ben 11 punti nei minuti finali e che in trasferta ha vinto solo una volta.
Se a tutto questo si aggiunge un po di sfortuna, il gioco è fatto, ed il Palermo l'anno prossimo vivrà l'inferno della serie B, un campionato difficile dal quale sarà fondamentale risalire subito.
Quello che non mancherà alla squadra rosa sono i tifosi che nonostante l'annata tremenda hanno sempre sostenuto la squadra e non si fermeranno di certo l'anno prossimo, se poi Zamparini  dovesse tornare quello del 2004 forse il 29 maggio 2014 i rosa potrebbero rifesteggiare come 10 anni fa......

martedì 21 maggio 2013

WEMBLEY CALLING: VERSO LA PARTITA DELLE PARTITE

E' risaputo che non tutti riescono a coronare il sogno di diventare calciatori. Rispetto a quelli che provano chi ci riesce è veramente una minoranza. I giocatori che vediamo in Serie A sono solo la punta della piramide, e quella piramide è costituita quasi per intero da coloro che non ce l'hanno fatta a diventare professionisti. Ad avere il privilegio poi di giocare una finale di Champions sono ancora di meno. Questi giocatori rappresentano la punta della punta della piramide che descrivevamo in precedenza. E' una partita che pochi fortunati possono vantarsi di aver giocato. Fortunati si, ma anche e soprattutto bravi, come i giocatori del Bayern Monaco e del Borussia Dortmund, che sabato si contenderanno la coppa dalle grandi orecchie. E' la sfida tra le due squadre che hanno dominato in Germania negli ultimi anni e ora sono lì a contendersi anche il trono più importante per far vedere al mondo (e non solo al proprio paese) chi è veramente il padrone. Sarà una partita bellissima, tra le due formazioni che giocano il calcio migliore in questo momento in Europa. Basterebbe questo per dar vita ad una grande finale, due squadre belle che giocano un bel calcio. Non va trascurata però la forte rivalità che intercorre fra i gialloneri ed i rossi di Monaco. Sportivamente parlando, non corre buon sangue tra le due società. Lo si è visto dall'ultimo scontro diretto in campionato, dove la partita è stata giocata con il coltello tra i denti da entrambe (Rafinha espulso per una manata ad un giocatore del Dortmund) nonostante il campionato fosse finito già da un pezzo. Addirittura Klopp è andato muso a muso con Sammer, che ora fa parte dello staff del Bayern, ma che è stato una leggenda del Bvb. C'è la componete tecnica, c'è quella agonistica e la rivalità non accenna a placarsi. Il Borussia sa in cuor suo di essere inferiore e quindi cerca in tutti i modi di mettere pressione al Bayern, strafavorito per il successo finale. Gli uomini di Heycknes sembrano però non avere punti deboli. Sono solidi fisicamente, giocano benissimo, non prendono gol e ne segnano a palate. Sono motivati al massimo, ma  vengono da due finali perse negli ultimi tre anni, con lo spettro di un'altra sconfitta che sarebbe doppiamente dura da digerire, arrivando contro i rivali più temuti. Si temuti, avete capito bene. Nonostante Barcellona e Real Madrid siano più forti sulla carta, il Dortmund sembra la squadra più in grado di mettere in difficoltà i bavaresi, che durante tutta la stagione in difficoltà ci si sono ritrovati raramente. Il Bayern dal canto suo deve scendere in campo con la consapevolezza di essere il più forte, e mantenere questa consapevolezza durante tutta la partita, anche nei momenti di difficoltà. Se giocano come sanno nessuno può impedire la vittoria agli uomini di Heycknes. Dall'altra parte il Dortmund deve giocare come sa, non deve farsi prendere dall'ansia che questa partita può suscitare in giocatori giovani ed inesperti come quelli gialloneri. L'incoscienza (non quella tattica ovviamente ma quella caratteriale) e la voglia di giocarsela a viso aperto possono sorprendere anche un avversario più forte ed esperto. Questo atteggiamento può far crollare la fortezza di sicurezze del Bayern, che a quel punto si renderebbe conto di avere tutto da perdere. Non sappiamo chi trionferà alla fine, se lo schiacciasassi Bayern o il Borussia dei miracoli. L'unica cosa che sappiamo è che comunque andrà tra 4 giorni assisteremo ad una grande partita. Questi giocatori che stanziano sulla punta della punta della famosa piramide la sapranno onorare al meglio. Sabato sera non prendete impegni, inventatevi qualche scusa con la vostra ragazza, dite ai vostri amici che li raggiungete dopo cena. Ne vale la pena, a Wembley si disputa la partita delle partite.

lunedì 20 maggio 2013

UDINESE E ARSENAL: LE ENNESIME IMPRESE DI GUIDOLIN E WENGER

Per un allenatore vincere trofei è la gratificazione più grande, è il coronamento del proprio lavoro, è la consacrazione massima che può toccare ad un tecnico. Se è giusto ricordarsi di chi vince, non bisogna però per questo considerare tutti gli altri come degli incapaci. Nel mestiere del coach soprattutto, la bravura spesso consiste nel trarre il massimo dai mezzi che si hanno a disposizione. E' giusto osannare i vari Mourinho, Guardiola e Heycknes (per citarne alcuni), che ogni anno vincono trofei su trofei, ma è anche giusto dare merito a chi, magari più in silenzio, continua da anni a compiere veri e propri miracoli. Due allenatori che rientrano in questa categoria sono senza dubbio Wenger e Guidolin. Tanti sono i tratti comuni di questi due personaggi, soprattutto in termini di risultati. Il tecnico dell'Arsenal, grazie al successo per 1-0 sul campo del Newcastle, ha portato per la diciassettesima volta su diciassette stagioni di panchina la sua squadra in Champions League. Mentre nei primi anni però aveva a disposizione uno squadrone con cui era impossibile non arrivare tra le prime 4, da ormai 6/7 anni la musica è cambiata. L'Arsenal ha deciso di puntare sui giovani, facendoli crescere per poi venderli nel momento di maggiore ascesa. Niente investimenti milionari, solo cessioni importanti e acquisti per il futuro. Una politica societaria da una parte molto lodevole, ma che dall'altra ha danneggiato a livello di vittorie i Gunners, a secco di trofei ormai da 8 anni. Wenger ogni anno vede partire i suoi fenomeni, rimpiazzati molte volte con ragazzi di talento, ma di certo non all'altezza dei partenti. Ogni anno si trova a dover ricostruire da zero, cercando sempre di far giocare la sua squadra nella miglior maniera possibile, spesso con pochi mezzi a disposizione. Il suo Arsenal non vince trofei ormai da tempo, ma gioca molto bene, è la classica squadra che può perdere e vincere con chiunque. Ha un sacco di giovani interessanti, valorizzati da Wenger, che un giorno faranno la fine dei vari Van Persie, Fabregas e Nasri, solo per citarne alcuni. Altri campioni esploderanno, poi se ne andranno ed il tecnico alsaziano ricomincerà sempre da capo. Quest'anno l'impresa era più difficile perchè oltre alle due squadre di Manchester ed al Chelsea, il Tottenham per lungo tempo sembrava esseri affermata come quarta forza del campionato. Invece no, ancora una volta il buon Arsene l'ha spuntata, traendo il massimo da quel poco che gli era rimasto. Gli hanno tolto Van Persie ed al suo posto gli hanno comprato Giroud, ma è arrivato quarto lo stesso, come l'anno scorso. Scusateci se è poco.
Leggendo la storia recente di Wenger e dell'Arsenal si notano parecchie somiglianze con Guidolin e la sua Udinese. Anche al tecnico bianconero sono stati tolti i vari Sanchez, Inler, Isla e Handanovic, tutti giocatori valorizzati da lui. Gli è stata smantellata la squadra ogni anno, ma ogni stagione, costantemente, è riuscito a far rendere al massimo ogni suo giocatore. Come Muriel, su tutti quest'anno il giocatore che è migliorato di più. Dopo due qualificazioni ai preliminari di Champions (persi poi proprio a causa dello smantellamento della squadra) quest'anno sembrava arrivata la fine anche per Guidolin. "Ha una certa età e non può fare miracoli tutti gli anni", questo si diceva ad inizio campionato. Anche in un annata più difficile delle altre il risultato alla fine è stato lo stesso. L'Udinese è arrivata davanti a squadre più attrezzate come Roma, Lazio ed Inter, e se ne va in Europa, per il terzo anno di fila. Le bacheche di Wenger e Guidolin non rendono giustizia a questi due straordinari allenatori, ma allo stesso tempo permettono di ricordarci che non serve per forza chiamarsi Mourinho o Guardiola per essere considerati ottimi allenatori. Nel calcio, ogni tanto, è giusto anche ricordare non solo chi vince, ma chi, in silenzio, lavora sempre al massimo delle sue potenzialità

giovedì 16 maggio 2013

SIR ALEX FERGUSON: MOLTO PIU' DI UN ALLENATORE

Alla fine di questa stagione Sir Alex Ferguson lascerà la panchina del Manchester United dopo 26 anni. Un' enormità di tempo, per chiunque, soprattutto per noi italiani che cambiamo quasi più allenatori che giocatori. Sir Alex è stato senza dubbio un grande tecnico. Rinchiudere Ferguson nella definizione "grande allenatore" non ci permette però di rendere l'idea completa del personaggio. Ci sono stati e ci saranno altri grandi tecnici, forse alcuni (non tanti) migliori di lui, ma saranno appunto solo dei semplici coach. Il segreto della longeva e straordinaria carriera di Sir Alex è frutto di pazienza e lungimiranza, due cose che, sempre guardando in casa nostra, agli allenatori vengono raramente concesse. Ferguson ha vinto il suo primo titolo nel 1993, 6 anni dopo essersi seduto sulla panchina dei Red Devils. Immaginatevi in Italia un CT che rimanga sulla panchina di una grande squadra per 6 anni, senza vincere nulla. Qui da noi sarebbe un utopia. In Inghilterra invece è proprio la concezione di allenatore ad essere diversa. Il tecnico fa il mercato, diventa il primo tra gli osservatori, compra, o almeno pensa di comprare solo giocatori che gli possano essere utili. E', in sostanza, al centro del progetto. Non sono i presidenti a fare il mercato, i giocatori non vengono comprati senza un criterio logico. L'allenatore non si ritrova quasi mai con giocatori non funzionali al suo gioco e non viene quasi mai considerato l'unico capro espiatorio se i risultati non arrivano. Certo per essere al centro di un progetto importante ci vogliono anche le capacità e Ferguson le ha mostrate tutte.  Ha costruito cicli vincenti, ha cresciuto campioni, i suoi Manchester hanno espresso a tratti anche un ottimo impianto di gioco. Poi finiti i cicli, partiti i campioni, è rimasto li a ricostruire, a mettere le basi per nuove imprese e nuovi grandi traguardi. Nel momento di massima ascesa in cui altri se ne sarebbero andati, lui è rimasto li ancorato alla sua panchina, conscio del fatto che i giorni di gloria non sarebbero finiti. Anche questi grandi personaggi hanno i loro detrattori. Alcuni di questi gli rimproverano ad esempio di aver vinto "solo" 2 Champions in 26 anni. Anche se la proporzione può sembrare impietosa nei confronti dell'allenatore scozzese non vanno trascurati alcuni aspetti. E' relativamente facile andare ad allenare una squadra di campioni, vincere e poi andarsene. E' meno facile invece vincere, vedere i propri campioni andarsene e rimanere. E' difficile, per un allenatore affamato di successi, dover ricominciare da capo ogni tot anni con una squadra completamente nuova. Immaginatevi se quello che è successo ad Allegri quest'anno succedesse periodicamente ogni 4/5 anni ad un allenatore qualunque. Rivincere qualsiasi trofeo, a maggior ragione una Champions, diventerebbe molto complicato. Nonostante questo, soprattutto negli ultimi anni Ferguson è stato in grado di mantenere il suo United tra i primi team al mondo. Anche senza i super giocatori del Barcellona e del Real Madrid, anche senza gli infiniti petrodollari di Chelsea e City. Il segreto di questa continuità dei Red Devils forse sta proprio nel suo tecnico. Mentre le altre squadre per ricominciare un ciclo ci mettono un pò di tempo, a Manchester partono già con un pò di vantaggio rispetto agli altri e quel vantaggio è proprio il caro vecchio Fergie. Per questo è riduttivo considerare Ferguson solo un "grande allenatore". E' un tecnico, un osservatore, un operatore di mercato, un dirigente ed un tifoso. Si anche un tifoso, è la "bandiera" degli allenatori. Lui, nato in Scozia, ma adottato a Manchester, dove non verrà mai dimenticato. Perchè se fino ad oggi Sir Alex era considerato la storia che camminava, dal prossimo anno sarà la storia. Punto e basta.

mercoledì 15 maggio 2013

TRIONFO JUVENTUS: LO SCUDETTO CHE VALE DI PIU'

“Rivincere è sempre più difficile”.
Questa è la frase dello scudetto juventino, anche se l’andamento della stagione dimostrerebbe tutto il contrario. Infatti dalla prima all’ultima giornata di campionato la Vecchia Signora è sempre rimasta in testa, non avendo mai una vera e propria rivale. La classifica ci porterebbe a dire che il Napoli di Mazzarri sia stata la vera anti-Juve, ma andando a vedere settimana dopo settimana, si intuisce che i partenopei non sono mai stati né in testa e né tanto vicini da poter superare la capolista. Certamente gli azzurri sono stati la squadra più costante e più continua delle inseguitrici, ma si sono tenuti sempre a debita distanza. Questo significa che la vittoria vale di meno? Assolutamente no.
Perché quando i giocatori bianconeri pronunciano quella frase, vogliono intendere che è stato importantissimo riconfermarsi e crescere rispetto allo scorso anno, facendo vedere di non essere stati una semplice meteora. 
Si è vero che quest’anno non c’erano né Ibrahimovic e né Thiago Silva, però la Juventus è riuscita a fare ben 6 punti in più, ed a risolvere i suoi problemi di “pareggite” con le squadre medio-piccole. 
Le X da 15 sono diventate 6, ed i goal degli attaccanti sono aumentati. Non tutti i problemi sono stati risolti, ma per ora questo basta e avanza in Italia. 
Come ripete sempre Antonio Conte, la forza di questa squadra è il gruppo, sempre compatto e solido.
Due sono i simboli di questo scudetto secondo il tecnico barese: il primo è Giaccherinho (chiamato così nello spogliatoio) che pur avendo fatto poche partite è stato capace di subentrare e dare verve dalla panchina, come contro il Catania allo Juventus Stadium, quando sul risultato fissato sullo 0-0, l’ex Cesena è entrato in campo ed a un minuto e mezzo dalla fine ha messo a segno il goal che ha permesso di allungare ancor di più sul Napoli (perdente a Verona). L’altro gesto rappresentativo è quando Arturo Vidal, dopo aver realizzato il rigore contro il Palermo (decisivo per lo scudetto), si prende l’ammonizione per esser andato quasi in tribuna ad abbracciare il compagno Pepe, rimasto ai box per quasi tutto l’anno.
Non è più l’imbattibile Juve, né quella super spettacolare, ma è una squadra sempre più solida e compatta. 
La sconfitta con l’Inter a novembre non ha abbattuto i bianconeri, anzi li ha esaltati, e gli ha permesso di scrollarsi di dosso il peso delle 0 sconfitte.
Se proprio volessimo trovare un uomo chiave di questo scudetto, non sarebbe Pirlo come per l’anno passato, ma sarebbe appunto proprio il cileno Vidal, emblema juventino, per corsa, tecnica e spirito di sacrificio. 
Un altro 5 maggio ha regalato il 29esimo titolo nazionale (secondo i numeri, mentre 31 nell’animo dei tifosi e della società). 
Uno scudetto di tutta la squadra che ha fatto contenti fan in tutta Italia, da Torino a Catanzaro. E' uno scudetto che vale di più perchè vincere è difficile ma riconfermarsi lo è ancora di più

P.S.  Alcuni giurano di aver visto Vincenzo Iaquinta festeggiare il suo primo titolo insieme ad Anleka e Bendtner.... in fondo anche loro se lo sono meritato...

giovedì 9 maggio 2013

I VERDETTI DELLA TRENTASEIESIMA GIORNATA DI SERIE A

Andiamo ad analizzare i temi più importanti della giornata di Serie A appena trascorsa.

5) IL SECONDO POSTO MATEMATICO DEL NAPOLI: Con la vittoria di Bologna è matematico l'accesso alla fase a gironi della Champions League. Juventus a parte i partenopei sono stati di gran lunga la migliore squadra del campionato. Non hanno tenuto testa alla Juve fino alla fine, ma quest'anno la squadra di Conte sembrava andare ad un altro ritmo per tutti. Allora è giusto che il Napoli si goda questo traguardo, raggiunto con merito. Chissà che il prossimo anno gli azzurri non si migliorino, al momento infatti sembrano gli unici che possono tenere testa alla Juve. A patto che si facciano acquisti importanti e non si facciano cessioni illustri, Cavani e Mazzarri su tutti.

4) LA FIORENTINA RITORNA IN EUROPA: Probabilmente non sarà Champions League (4 punti di svantaggio a 2 giornate dalla fine sembrano troppi) ma una cosa è certa: la Viola tornerà in Europa, per la gioia dei suoi tifosi. E' anche questo un traguardo meritato. La Fiorentina ha una idea di gioco solida, tanti buoni elementi ed un allenatore molto preparato. Per fare il salto di qualità mancano una prima punta importante ed un portiere di livello. Tutto ruota intorno alla cessione di Jovetic, grande talento, ma che quest'anno poteva fare molto di più. Forse i punti che mancano per la Champions li avrebbe dovuti portare il montenegrino. In ogni caso complimenti alla Fiorentina.

3) LA LOTTA SALVEZZA SEMBRA AVER TROVATO UNA VINCITRICE: Con il Siena spacciato ed  il Palermo quasi condannato sembra essere il Genoa la squadra che rimarrà nella massima serie. La matematica non c'è ancora, ma per stato di forma e calendario i rosanero ed i toscani hanno gia più di un piede nella serie cadetta. La squadra di Iachini paga una rimonta che, complice la penalizzazione, li ha fatti arrivare scarichi al momento decisivo, mentre l'undici di Sannino si è semplicemente svegliato troppo tardi. Gran parte della colpa qui è di Zamparini, che per il bene dei tifosi palermitani, è giusto che si faccia un'esame di coscienza per il modo scellerato di gestire allenatori e dirigenza.

2) ORMAI E' RIMASTA SOLO LA LOTTA PER IL QUINTO POSTO: Il primo e secondo posto sono stati assegnati. Il terzo probabilmente sarà del Milan ed il quarto sicuramente della Fiorentina. Tre squadre rimangono a giocarsi il quinto, l'ultimo disponibile per andare in Europa. C'è l'Udinese dei miracoli, attualmente quinta, e sicuramente la più in forma delle 3 (viene da 6 vittorie consecutive). C'è la Lazio, che sembra in ripresa dopo il calo accusato nel girone di ritorno, i biancocelesti si trovano 2 punti sotto i friulani, a quota 58. Appaiato all'undici di Petkovic (ma sotto per scontri diretti) c'è la Roma, la squadra con più qualità delle tre, ma anche quella più imprevedibile, capace di espugnare Firenze e poi perdere in casa col Chievo. Dovesse terminare cosi l'Udinese andrebbe in Europa League e l'ultimo posto se lo giocherebbero proprio Roma e Lazio nella finale di Coppa Italia. La vincitrice si prenderebbe la Coppa e l'Europa. Sarebbe una finale vietata ai deboli di cuore.

1) GLI EPISODI DI BERGAMO E LE LACRIME DI MICCOLI: Capita, anche in una sola serata di assistere a spettacoli contrastanti. Da una parte ci sono degli idioti che approfittano di una partita per regalare spettacoli indegni di rappresentare un qualsiasi sport. Conte e Denis che provano a calmare gli animi dei loro rispettivi tifosi sono l'immagine di un calcio che prende le distanze da questi cosidetti tifosi. Gli imbecilli esistono di tutte le fedi e ieri è toccato ad Atalanta e Juventus. Dall'altra parte c'è il lato bello di questo sport, si perchè la bellezza del calcio a volte sta anche in gesti che felici non sono. Fabrizio Miccoli che scoppia in lacrime dopo la sconfitta con l'Udinese, è il simbolo di un uomo che mette da parte per un attimo la sua posizione di privilegiato e si immedesima nel dolore che può provare ogni singolo tifoso rosanero, provandolo lui stesso in prima persona. Con tutti i soldi che girano in questo sport scene di attaccamento alla maglia come questa sono sempre più rare. Onore a Miccoli, giocatore e uomo vero...

mercoledì 8 maggio 2013

I CALCIATORI E LE DROGHE

Ogni tanto in tv vengono "beccati" calciatori più o meno famosi intenti a fumare una sigaretta.
L'ultimo caso, il più recente, è quello di Balotelli, multato dopo essere stato trovato in flagranza di reato all'interno del bagno di un Frecciarossa, mentre viaggiava alla volta di Firenze con squadra al seguito.
Sorte peggiore è toccata a Fabio Coentrao, terzino sinistro del Real Madrid, sospeso da José Mourinho dopo essere stato paparazzato con la sigaretta in bocca all'uscita di un locale. Non sono bastate infatti le scuse del giocatore ad evitare l'esclusione dalle prossime due partite in Liga.
Ora, è giusto punire i calciatori per un vizio, nocivo alla salute ovviamente, ma del tutto legale? Perchè non attuare lo stesso comportamento anche con l'alcool, di cui sicuramente si fa più abuso rispetto alle sigarette?
Prima degli Europei del 2012, Platini annunciò assoluta intransigenza nei confronti dei fumatori, garantendo pene alquanto severe.
"Caro Michael, proprio tu che fumavi anche durante l'intervallo delle partite di campionato? "
Si racconta che una volta l'avvocato Agnelli entrò negli spogliatoi durante l'intervallo di una partita importante e vide Platini che aspirava avidamente. L'Avvocato sorridendo gli chiese: " Platini, ma lei fuma durante l'intervallo di una partita?" "Avvocato, non si preoccupi se fumo io, l'importante è che non fumi Bonini, che deve correre anche per me".
Come dire, il bue che dice cornuto all'asino.
Trai tanti, annoveriamo nell'album "accaniti fumatori" Stefano Tacconi, storico protiere della Juve, Gigi Riva, che fumava circa 10-12 sigarette al giorno, il leggendario Socrates, che si narra fumasse addirittura due pacchetti al giorno, fino ai più recenti Zidane e Roberto Carlos.

Più rari sono invece i casi di giocatori che hanno ammesso di fare uso di droghe leggere:
fra questi Roberto Mancini, che ammise l'uso occasionale della cannabis. Lo stesso Mancini che ora rimprovera con durezza Balotelli perchè ogni tanto si concede una sigaretta.
In Italia anche Vialli confessò l'uso di droghe leggere, anche se il sospetto è che l'abbia fatto per non compromettere ulteriormente la posizione di Padovano, caro amico  e compagno di "giochi" di Vialli ai tempi della Juventus, giochi che a quanto pare coinvolgevano anche la cocaina.
Molto più diffusi i casi all'estero: nel 1995 Chris Armstrong fu trovato positivo alla cannabis, era il primo giocatore nella storia della Premier League. Per non parlare del colombiano  Medina, quattro volte positivo alla Cannabis, o del mitico Gino Coutinho, giocatore dell'Ado Den Haag, condannato a 240 ore di servizio alla comunità. Perchè?
Beh, il signor Coutinho nel tempo libero gestiva una vera e propria fabbrica di Cannabis, insomma, un professionista!
Per concludere, come non spendere due parole per  tutti quei giocatori che durante la loro carriera hanno fatto uso della  cocaina?
Nel 2013 un sondaggio del magazine brittanico Four Four Two, tra 100 calciatori inglesi professionisti, ha portato alla luce dati sconcertanti: almeno la metà ha ammesso , anonimatamente, di essere a conoscenza di giocatori che fanno uso abituale di droghe ricreazionali, tra cui spicca appunto l'uso di cocaina.
Il caso più famoso è sicuramente quello di Diego Armando Maradona, positivo alla cocaina e squalificato per 1 anno e due mesi. La stessa sorte è toccata al compagno di nazionale Claudio Caniggia.
In Italia possiamo vantare Mark Iuliano, positivo nel 2007, Jonathan Bachini, Francesco Flachi, Michele Padovano e Angelo Pagotto, promessa del calcio italiano squalificato per ben 8 anni nel 1999.
Molto toccante la biografia scritta da Walter Casagrande, calciatore brasiliano che militò anche nelle fila di Torino e Ascoli. Fin dagli inizi della carriera, Walter faceva uso di droghe, leggere e pesanti, ma fu dopo che terminò di giocare che toccò il fondo, come racconta lui stesso: "Mi sentivo tremendamente vuoto e cercavo rifugio nella droga, in una sola sera potevo sniffarmi tranquillamente 3 grammi di cocaina, iniettarmi una dose di ero, fumarmi una canna e bermi una bottiglia di tequila."
Cosa sarà mai una sigaretta ogni tanto?



















martedì 7 maggio 2013

L'ANGOLO DELLO SCOMMETTITORE


Al via la 36ª giornata di campionato, che si giocherà nell'ultimo turno infrasettimanale della stagione. Ad aprire il turno ci penserà la Roma che affronterà il Chievo nell'anticipo di martedì. I giallorossi non possono permettersi di perdere punti se vogliono conservare il 5º posto valido per l'Europa League. 5º posto insidiato dall'Udinese distante solo un punto. Gli uomini di Guidolin sono in forma smagliante, ma dovranno affrontare in trasferta il Palermo in cerca di punti preziosi per la salvezza. Altra sfida salvezza si giocherà a Torino, Torino-Genoa. I granata non passano un buon momento dal punto di vista dei risultati e sono stati risucchiati nella lotta per non retrocedere, ma non si può dire lo stesso dal punto di vista del gioco dato che anche nelle sconfitte gli uomini di Ventura hanno dimostrato di avere un'identità ben precisa; il Genoa invece vorrà dare seguito alla vittoria con il Pescara, ma sicuramente servirà molta sofferenza per raggiungere la salvezza. sfide semplici sulla carta per Napoli e Milan che cercano entrambe la sicurezza della qualificazione in champions e affronteranno rispettivamente Bologna e il già retrocesso Pescara. Interessante invece, anche se non importante per la classifica la partita tra Inter e Lazio, i nerazzurri non vincono dalla sfida con il Parma e hanno bisogno di punti, chissà se anche stavolta i "gemellati" biancocelesti le daranno una mano.
Chiudono la giornata Atalanta-Juve, Cagliari-Parma, Sampdoria-Catania e Siena-fiorentina.

Roma-Chievo:
Giocata sicura : 1
Giocata rischiosa : 1 primo tempo

Palermo-Udinese
Giocata sicura: Under 3,5
Giocata rischiosa: X

Torino-Genoa
Giocata sicura: 1X
Giocata rischiosa: X primo tempo

Pescara-Milan
Giocata sicura: 2
Giocata rischiosa: over 3,5

Cagliari-Parma
Giocata sicura: under 3,5
Giocata rischiosa: 1

Inter-Lazio
Giocata sicura: over 0,5 secondo tempo
Giocata rischiosa: 1

Atalanta-Juventus
Giocata sicura: over 1,5
Giocata rischiosa: X

Siena-Fiorentina
Giocata sicura: over 1,5
Giocata rischiosa : 2 primo tempo

Sampdoria-Catania
Giocata sicura: under 3,5
Giocata rischiosa: 1

Bologna-Napoli
Giocata sicura: gol ospite si
Giocata rischiosa: X

lunedì 6 maggio 2013

I VERDETTI DELLA TRENTACINQUESIMA GIORNATA DI SERIE A

Andiamo ad analizzare i 5 temi più importanti della giornata di Serie A appena trascorsa:

5) LA GIORNATA DEI BOMBER: Doppietta per Borriello e Di Natale, tripletta per Bergessio e Cavani, addirittura 5 gol per Klose in una sola partita. Giornata felice per chi possiede questi giocatori al fantacalcio, meno felice invece per le "difese" che li hanno dovuti affrontare. Per alcune squadre il campionato è gia finito e certi atteggiamenti difensivi ne sono la prova. A guadagnarci è inevitabilmente lo spettacolo. Le prossime giornate saranno più o meno sullo stesso tono.

4) LA LOTTA SALVEZZA E' UN AFFARE PER 4: Mentre il Siena sembra spacciato, per calendario e stato di salute non certo ottimale, il Palermo ed il Genoa se la giocheranno fino all'ultima giornata. Nella lotta per non retrocedere è entrato anche il Torino che, complice un crollo nelle ultime giornate, si ritrova solo con un punto di vantaggio sul Genoa. Mercoledi ci sarà lo scontro diretto tra i rossoblù ed i granata, e potrebbe approfittarne il Palermo in caso di pareggio. Una cosa è certa: chi vince ha un piede e mezzo in Serie A, tutto è ancora da decidere.

3) L'IMPORTANZA DEI TOP PLAYER: Due squadre si stanno giocando il terzo posto, ultimo piazzamento utile per andare in Champions. Sono il Milan e la Fiorentina, due compagini autrici di un grande campionato. I rossoneri hanno 4 punti di vantaggio, un enormità, mancando ormai solo 3 giornate. La Fiorentina ha dominato con la Roma, ha giocato meglio ma ha perso. E non è la prima volta nella stagione dei viola che questo accade. Il Milan invece ha vinto pur non giocando benissimo contro il Torino, grazie all'acuto del suo campione, Super Mario Balotelli. La differenza tra le due sta tutta qui: vincere anche giocando male è una prerogativa di chi vuole raggiungere certi traguardi. A volte certe partite si possono portare a casa anche grazie soltanto ad un acuto di un proprio campione. Ma uno come Balotelli a Firenze non ce l'hanno.

2) IL MERITATO BIS DELLA JUVENTUS: Scudetto ancora più meritato di quello dell'anno scorso. La Juventus è sembrata più matura, più consapevole dei suoi mezzi ed ancora più sicura di sè. Ha imposto un ritmo insostenibile per tutte. Squadre come Napoli, Lazio o Inter, identificate a turno come le "anti-Juve", non hanno saputo tenere testa nel lungo periodo alla corazzata di Antonio Conte. Già, Antonio Conte, l'uomo che in due anni ha riportato la Juve nei posti che le spettano, in vetta in Italia e tra le prime 8 d'Europa. Ora giustamente vuole garanzie, perchè riconfermarsi in Italia è possibile, ma andare in avanti in Europa è difficile senza grandi giocatori. Conte è uno che non si accontenta mai, dopo lo Stivale vuole conquistare anche il resto del continente. E' insaziabile, come la sua Juve.

1) L'INUTILE POLEMICA SUL NUMERO DEGLI SCUDETTI: Che siano 29 o 31, nessuno mette in dubbio che questo scudetto è stato meritato. Nonostante i numerosi appelli della FIGC di non esporre il numero 31, tifosi, giocatori e dirigenti della Juve hanno festeggiato mostrando quello che per loro è il reale numero degli scudetti. Una polemica tanto inutile quanto evitabile che da anni non fa che creare frizioni tra la Federcalcio e la Juventus. Non si tratta di stabilire chi ha ragione, si tratta soltanto di rispettare le regole e le istituzioni che fanno parte del mondo del calcio. Pur essendo a volte discutibile l'operato di alcuni organi sportivi non bisogna per questo motivo cercare di proteggere i propri interessi in barba alle regole, creando tra l'altro inutili polemiche.
Si parla tanto di cambiare il calcio, forse prima sarebbe opportuno un cambio di mentalità.

venerdì 3 maggio 2013

L'ANGOLO DELLO SCOMMETTITORE

Occhi puntati sulla Juve, a 4 giornate dalla fine il tricolore finirà nelle mani della squadra di Conte, bastra un pari con il Palermo.

LE PARTITE
Sabato ore 18.00 Chievo-Cagliari
Sfida tra squadre che non hanno più niente da chiedere al campionato. I Clivensi sono a quota 39 a +7 sul terz'ultimo posto, con una vittoria arriverebbe quasi la matematica. Sardi che invece hanno fatto un gran girone di ritorno assestandosi a quota 42 in piena centro-classifica. Occhio perché c'è il timore di un pareggio quanto meno "pilotato", speriamo che le squadre in campo smentiscano il pronostico dando vita ad una gara avvincente.
Giocata sicura: Under 3.5 ( 1.17 )
Giocata rischiosa: 2 ( 4.25 )

Sabato ore 20.45 Fiorentina-Roma
Big match di giornata.Al Franchi si affrontano la quarta e la quinta forza del campionato. I Viola sono nel loro momento di forma migliore ed ad un solo punto dal Milan terzo. C'è grande attesa per vedere se la squadra di Montella è effettivamente diventata grande e può ambire al sorpasso ma anche per Jovetic che ha un po deluso nelle ultime uscite. Roma che invece ha quasi perso le speranza per la Champions ma che dopo in 4 goal rifilati al Siena vuole continuare la striscia positiva e mantenere il quinto posto buono per l'Europa League, in attesa dell'attesissima finale di Coppa.

Giocata sicura: Goal ( 1.40 )
Giocata rischiosa: 1 ( 1.90 )

Domenica ore 12.30 Udinese-Sampdoria
La squadra più in forma del campionato ospita una che sembra essere andata inn vacanza troppo presto. L'Udinese di Guidolin viene da ben 4 vittorie consecutive ed ha conquistato il sesto posto che  potrebbe  consentire comunque l'ingresso in Europa League, la Roma, quinta, è a solo un punto, il miracolo potrebbe ripetersi. Samp che invece non è ancora matematicamente ed ha bisogno di un altro paio di punti, preoccupa molto il gioco ma anche la cattiveria persa, sono solo 3 i punti conquistati nelle ultime 7.

Giocata sicura: 1X ( 1.08 )
Giocata rischiosa: 1H ( 2.30 )

Domenica ore 15.00 Catania-Siena
Sfida molto interessante al Massimino. Il Catania ha perso ogni speranza europea ma cerca i 3 punti che mancano dal 17 marzo. Toscani che invece devono vincere a tutti i costi, Palermo e Genoa sono due lunghezze sopra ed il calendario propone partite molto difficili. Le malelingue hanno pronosticato una vittoria del Siena vista anche la rivalità tra Catania e Palermo, riteniamo che gli uomini di Maran faranno la loro partita e onoreranno la maglia che portano.

Giocata sicura:  Over 1.5 ( 1.28 )
Giocata rischiosa: 1 ( 2.10 )

Domenica ore 15.00 Genoa-Pescara
Altra sfida fondamentale per la salvezza. Il Pescara è ormai condannato alla serie B, anche vincendo potrebbe arrivare la matematica. Il Genoa non ha scelta, deve vincere. Nella sfida a 3 con Siena e Palermo ha il calendario più semplice ma il gioco non convince nonostante la vittoria di Verona della scorsa settimana. In dubbio Borriello, la sua presenza è fondamentale per il Grifone.

Giocata sicura: 1 ( 1.20 )
Giocata rischiosa : XPT ( 2.80 )

Domenica ore 15.00 Juve-Palermo
La partita del tricolore nel giorno più bello della storia bianconera. La Juve vuole festeggiare il 29 scudetto proprio il 5 maggio, giorno tanto caro agli Juventini. Per farlo basterà un pareggio anche se Conte non si accontenterà mai di un punto, sia perchè tutti vogliono festeggiare con una vittoria sia perchè con 4 vittorie supererebbe il record di Lippi. Molti però fanno i conti senza l'oste, la Juve affronta il Palermo, una delle squadre più in forma e che non può perdere punti. I rosa ad oggi sarebbero salvi ma il calendario è complicato, di certo non saranno la vittima sacrificale della  Juventus ma cercheranno di fare la loro partita. Recuperato anche Ilicic , 5 goal per lui nele ultime 5, rovinare la festa juventina è il sogno dei tifosi.

Giocata sicura: 1 ( 1.45 )
Giocata rischiosa: X ( 3.50 )

Domenica ore 15.00 Lazio-Bologna
All'Olimpico i Bianocelesti cercano una vittoria che manca dal 30 marzo ( 2-1 con il Catania ). La Lazio nel girone di ritorno ha raccolto la miseria di 13 punti e vede l'Europa allontanarsi. Sebbene ci sia ancora una finale di Coppa Italia da disputare la Lazio deve tornare a vincere in campionato per salvare la stagione. Bologna ormai praticamente salvo, che  viene da ben 5 pareggi di fila, difficilmente ci sarà il sesto.
Giocata sicura: 1 ( 1.60 )
Giocata rischiosa: Somma goal 3 ( 3.25 )

Domenica ore 15.00 Milan-Torino
Match importantissimo per l'economia del campionato. Il Milan di Allegri ha bisogno di vincere per mantenere il punto di vantaggio sulla Fiorentina e dunque il terzo posto sperando anche in un favore della Roma. Allegri punta tutto su Balotelli ma perde Montolivo fino a fine stagione. Contro ci sarà un Toro battagliero che non può più permettersi di perdere. Il vantaggio sul terz'ultimo posto è di soli 4 punti ed il rischio di trovarsi invischiati nella lotta per non retrocedere è serio.

Giocata sicura: 1 ( 1.25 )
Giocata rischiosa: Over 3.5 ( 2.30 )

Domenica ore 15.00 Parma-Atalanta
Sfida che ha poco da dire. Entrambe sono salve e sembrano già pensare alla prossima stagione. Parma che deve ritrovare il goal che manca da 4 partite, mentre l'Atalanta cerca la vittoria che possa dare la matematica. Anche in questo caso siamo certi che entrambe giocheranno per vincere senza scrupoli.

Giocata sicura: 1X ( 1.08 )
Giocata rischiosa:  1 ( 2.60 )

Domenica ore Napoli-Inter
Sfida mai banale quella tra Partenopei e Neroazzurri. Al Napoli manca solo la certezza del secondo posto per coronare un grande anno mentre a Cavani mancano solo 2 goal per fare 100 in azzurro, occhio che potrebbe festeggiare già domenica. Inter che ormai non sembra poter arrivare in Europa League ma che ci crede e spera di recuperare uomini chiave come Palacio e Guarin. Una vittoria a Napoli rilancerebbe gli uomini di Strama verso l'Europa.


Giocata sicura: Over 1.5 1.18
Giocata rischiosa: X ( 4.65 )





giovedì 2 maggio 2013

MODELLO TEDESCO E STANDING AREAS: IN PIEDI SI VINCE

E così nella partita più importante dell’anno, la finale di Coppa Campioni, che si terrà per la seconda volta in 3 anni a Wembley il 26 maggio si sfideranno le due regine della BundesLiga: Borussia Dortmund e Bayern Monaco. Il risultato è sorprendente e nessuno avrebbe mai potuto prevedere un epilogo simile alla vigilia delle semifinali appena disputate. Le squadre tedesche infatti partivano entrambe sfavorite nei pronostici, affrontavano rispettivamente gli “extraterrestri” del Barcellona e i “Galacticos” del Real.
Il bilancio dei due "doppi-confronti" è schiacciante: il calcio tedesco ha dominato senza discussioni, in barba al “re mida” mourinho, in barba al “tiqui taca” e ai vari fenomeni Messi, Cristiano Ronaldo, Iniesta etc.  I motivi di questo dominio sono  tanto svariati quanto noti all’opinione pubblica e si rifanno tutti ad un unico denominatore comune: VISIONE A LUNGO TERMINE!
Un aspetto che però è rimasto in ombra ma che meriterebbe più attenzione è l’utilizzo delle standing areas negli stadi tedeschi. Che cosa sono le standing areas? Leggendo su internet troviamo la seguente definizione “ La standing area è un concetto di tribuna che consente ai tifosi di assistere in piedi al match. Queste zone sono situate dietro alle porte, dove spesso trovano spazio i tifosi più accesi; sono economiche e quindi facilmente accessibili ai giovani.
In passato erano molto usate nel Regno Unito ed in Irlanda, ma furono poi sostituite a causa della scarsa attenzione che veniva riservata alla loro sicurezza. Oggi stanno facendo la loro ricomparsa, soprattutto negli stadi tedeschi, con modifiche ed adattamenti strutturali che garantiscono la sicurezza degli spettatori.”
Detta così sembra un aspetto marginale ma il lasciar assistere in piedi la partita ai propri tifosi porta numerosi vantaggi.
In primo luogo permette di rendere i prezzi dei tagliandi accessibili a tutti, sia ai giovani che alle classi meno abbienti , e quindi di riempire quasi sempre lo stadio.
In secondo luogo nei settori in cui si può assistere in piedi, la capienza aumenta del 30% rendendo così il tifo più coinvolgente e l’atmosfera più entusiasmante.
A chi invece muove delle critiche in ambito della sicurezza possiamo rispondere che le standing areas che si trovano negli stadi tedeschi hanno tutte superate svariati test di sicurezza e in alcuni casi sono molto più sicure delle tribune tradizionali nelle quali alle volte si rischia di farsi male inciampando su un seggiolino durante un'esultanza.
Prendiamo per esempio il Borussia Dortmund: nell’ultima stagione, ogni singola partita al Westfalenstadion è stata seguita in media da 80mila persone: più alta di quella del Camp Nou, lo stadio dove gioca il Barcellona, e di quella dell’Old Trafford, dove gioca il Manchester United. Lo stadio ha una capacità di 80.552 posti. In tribuna sud la capacità è di 24.454 posti, tra le varie gradinate di cemento. Il parallelo con gli altri campionati in questo campo è impietoso:  ad esempio la prima partita in casa del Chelsea (Chelsea-Newcastle) , che in quel momento era neo campione d'europa, si è disputata di fronte a poco meno di 40mila spettatori, tutti rigorosamente seduti, e il costo minimo dell'abbonamento era di 750£, mentre il primo incontro disputato dal Borussia Dortmund al Westfalenstadion era assistita da poco meno di 79mila spettatori di cui il 60% con posto in piedi, e il costo minimo dell'abbonamento era di 180€. La differenza sta proprio qui, perché da una parte in Inghilterra si è scelto in nome della sicurezza di costruire stadi più piccoli, di abbandonare le gloriose scalinate aumentando vertiginosamente i prezzi, rendendo il calcio uno sport d'élite non accessibile a tutti. Dall'altra in Germania si è scelta la strada opposta dando la possibilità a tutti di seguire la partita, aumentando la capienza e diminuendo i prezzi, creando allo stesso tempo un'atmosfera di tifo entusiasmante.
Per questo a mio parere, per rilanciare il nostro calcio ormai in disparte nei grandi palcoscenici europei, le istituzioni sportive dovrebbero attuare le standing areas anche negli stadi italiani, perché se vogliamo risorgere è proprio ai tifosi che dovremmo chiedere una mano.
Modello tedesco docet... in piedi si vince!

MICHELE NOCE

AUF WIEDERSEHEN MOURINHO

Auf wiedersehen José. Ebbene si, ora lo possiamo dire, il grande Mou, lo special One, l'allenatore più pagato al mondo, ha fallito.
Non è arrivata la tanto agognata "decima", ma una cocente eliminazione per mano di uno splendido Borussia Dortmund.< br /> Il 28 aprile 2010, nella conferenza stampa che precedette la semifinale di ritorno contro il Barcellona( all'epoca era l'allenatore dell'Inter) Mou disse " per noi è un sogno, per loro un'ossessione."
Da quando è l'allenatore del Real Madrid i ruoli si sono invertiti: infatti per i Blancos la coppa dalle grandi orecchie è diventato un vero e proprio chiodo fisso, un tormento continuo, un'ossessione, proprio come per il Barcellona del 2010. E la storia insegna che il sogno sconfigge l'ossessione, proprio come Klopp e il suo Borussia hanno fatto. Oltre alla netta supremazia dal punto di vista del gioco, i tedeschi si sono distinti per la leggerezza con cui hanno giocato a calcio. Dall'altra parte è apparso un Real molto più pesante, prevedibile, confusionario, un'accozzaglia di campioni disconnessi fra loro.
José Mourinho è uno dei più grandi personaggi che la storia del calcio abbia mai conosciuto. Ha fatto sempre parlare di sè, nel bene e nel male. Puoi amarlo o odiarlo, dicevano.
Ma anche chi ama José non può non rendersi conto che la sua avventura al Real Madrid è stata quasi del tutto fallimentare: una Liga, una Copa del Rey ed una Supercoppa Espanola, questo il misero bottino delle Merengues, eliminati per tre volte negli ultimi tre anni in semifinale di Champions.
Anche dal punto di vista del gioco il Real non è mai stato sfavillante in mezzo al campo, ma si è sempre affidato alla giocata dei singoli. Questo è il vero peccato mortale di Mou, quello di non essere riuscito a costruire una Squadra.
Non ha funzionato questa volta la tattica usata con successo in Italia e in Inghilterra, lo "scudo Mou" a Madrid è diventato pieno di crepe, crepe difficili da riparare e risanare, crepe profonde che hanno portato allo sfaldamento dello spogliatoio, con i fedelissimi dello Special One da una parte, e il gruppo di ribelli, guidati da Ramos e Casillas, dall'altra.
Dieci minuti di grande cuore su centottanta sono davvero poca cosa, e sarebbe stato più che ingiusto se il Real si fosse qualificato per la finale di Wembley. E lo sapeva anche Mou, che sul 2-0 non si è scomposto più di tanto, e forse, sotto sotto, sapeva anche lui di non meritare la qualificazione.
Ora l'allenatore "speciale" fa le valigie, destinazione Londra, dove c'è chi lo ama.


Caro Mou
mi ricordi un bambino spaventato, il quale, dopo essere stato lontano da casa, vuole soltanto riabbracciare la mamma.
E allora torna José, torna a casa, in fondo nella vita tutti abbiamo bisogno di un pò d'amore.