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venerdì 1 novembre 2013

Danze, polemiche e magie: è la nostra amata serie A


Partiamo dall’inizio, da martedì sera, quando a Bergamo abbiamo aperto le danze di questo turno infrasettimanale all’insegna del tango argentino. Alvarez prima e  Denis poi, fissano il risultato di una partita divertente sull’1-1. Se questo era un esame di maturità, i nerazzurri non possono di certo essere promossi col massimo dei voti. Oltre al risultato lascia spazio a parecchi dubbi anche la scelta tecnica di Mazzarri, che lascia Palacio troppo solo la davanti, preferendo un inconcludente Kovacic ad Icardi, che pure soffre di pubalgia e non può permettersi i 90 minuti. Alla fine l’amaro in bocca rimane forse più ai bergamaschi, che hanno di che recriminare dopo l’occasione fallita da Yepes( super Carrizo) e un mani di Rolando in area. Colantuomo si può ritenere soddisfatto.
Uno a uno anche sull’altra sponda del Naviglio, dove non basta la luce di un redivivo Kakà  per accendere un Milan opaco e fragile. Rossoneri incapaci di reagire all’1-1 di Ciani, e fortunati nel finale, dopo aver più volte rischiato l’imbarcata in contropiede. Si ha l’impressione di una squadra i cui reparti sono poco legati tra loro. Non tutti sembrano tenere a mente il proprio compito. Balotelli è una lampadina ad intermittenza, Birsa rimane comunque un giocatore che l’anno scorso era riserva nel Genoa. Aspettando il rientro di El Shaarawy Allegri non passa di certo un periodo tranquillo. Non è ancora Natale, ma già qualcuno si chiede se mangerà o no il panettone quest’anno.
Una Juve schiacciante ha ragione di un Catania fiacco, con quattro gol che sono però una punizione eccessiva per gli etnei. D’altronde la Juve ha giocato una partita inferiore per ritmo ed intensità rispetto a quella vista domenica contro il Genoa. Solo uno, tra tutti, ha sempre fame. Si chiama Tevez, Carlos di nome, ed è un giocatore fantastico. Cancellati tutti i dubbi riguardo le possibili controversie di tipo caratteriale che hanno un po’ contraddistinto la storia di questo fenomeno, l’Apache ha preso per mano la Vecchia Signora e a sta aiutado ad attraversare la strada in fretta, visto che là davanti si corre ad una velocità mai vista prima.
Si affretta dunque anche il Napoli, che trionfa tra mille polemiche a Firenze e porta a casa tre punti di un’importanza cruciale per il cammino dei partenopei. Splendida la partita del duo  Mertens-Callejon, coadiuvati alla perfezione  da Higuain, protagonista di due assist, il primo da antologia. La partita è stata però macchiata da un errore grossolano dell’arbitro, che espelle Cuadrado per simulazione al 91’, dopo che il colombiano era stato falciato in area da Inler con un intervento che francamente lasciava spazio a pochissimi dubbi. La decisione di certo è stata influenzata dal rigore generoso fischiato nel primo tempo ai viola per una spinta ai danni di Savic, e da un rigore non dato al Napoli per fallo su Mertens, anche questo dubbio.
Polemiche a Sky Calcio Show, quando un imbufalito della Valle si presenta ai microfoni per ribadire a suo modo l’importanza di quel rigore non fischiato. Da elogiare in ogni caso la partita di entrambe le squadre, ed un plauso a Montella, che  sorvola sull’episodio contestato ed applaude alla prestazione dei suoi. Bravo.
Fiorentina che con questa sconfitta viene superata dal Verona, alla quinta vittoria consecutiva in serie A, mai così bene nella storia dei Veneti. Mandorlini meglio di Bagnoli, la città sogna ad occhi aperti una piazza in Europa ed intanto si gode i suoi gioielli, Iturbe, Martinho, Jorginho e Gomez. E naturalmente l’immortale Luca Toni, che regala sponde, assist e gol d’autore  oramai ogni domenica.
Tre punti importanti anche dell’Udinese a Reggio Emilia, grazie alla premiata ditta Di Natale-Muriel. Domenica al Friuli arriva l’Inter, una partita importante per capire le amibizioni dell’undici guidato da Guidolin. Importante il successo del Bologna al Sant’Elia di Cagliari, sardi mai presenti davvero sul terreno di gioco e Pioli può finalmente respirare.
E’ stata la domenica dei bomber consumati, come Alberto Gilardino, che prima si fa ipnotizzare da Mirante sul dischetto, ma poi si prende il Ferraris con un colpo di testa perentorio su cross di Biondini, l’assist che non ti aspetti. Infine, pirotecnico pareggio a Livorno, tra amaranto e granata, che quest’anno sembrano abbonati ai pari over 3,5 (già tre volte per 2-2 e due per 3-3). Cerci riprende la squadra di Nicola nel finale su rigore, dopo la splendida rimonta amaranto con Paulinho, Greco ed Emerson,  a cui assegniamo seza ombra di dubbio la palma di goal più bello della settimana.

Si completava così il quadro delle partite del mercoledì sera.
Poi ieri è scesa in campo la Roma, che ha fatto Bingo anche stavolta.
E con questa sono 10.
E con la vittoria numero 10, con questa vittoria, ottenuta con le unghia sanguinanti ed il sudore che appiccica i capelli in fronte, che la Roma diventa la favorita per conquistare il titolo. (me ne vogliano i tifosi giallorossi, ma i numeri non mentono, Mai.)
In Italia 10 vittorie consecutive dalla prima giornata non si erano mai registrate nel campionato a girone unico. Ripeschiamo il Tottenham degli anni 60, che poi vinse lo scudetto sullo Sheffield United con quattro giornate d’anticipo; e la Lazio del 1912, capace di conquistare 14 vittorie di fila, prima di perdere la finale scudetto contro Casale. Erano altri tempi, un altro calcio ed altre motivazioni.
La Roma ieri ha dimostrato di essere una grande squadra. Perchè sono queste le vittorie che poi fanno la differenza a maggio tra un primo ed un quarto posto. Le vittorie non belle, le vittorie ruvide, sporche, quelle partite che porti a casa solo se hai un cuore( e due palle) così.
 Lotito mormora della presenza di qualche figura oscura che porti influssi positivi alla squadra giallorossa, i cosiddetti “Maghi”.  La sud li invoca ed eccoli dopo la partita a salutare lo stadio lanciando incatesimi di protezione. Siparietti e scherzi a parte, c’è un che di “magico” anche in Garcia, che dopo Bradley pesca  Borriello, più per necessità che intuizione a dir la verità, ma poco importa. Il fucile del sergente francese spara cartucce dorate e non manca mai un colpo. E allora forse Lotito non ha tutti i torti, forse quest’anno la Roma, come la chiamano i suoi tifosi, è davvero “a maggica”.
Marco Cesario

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