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giovedì 27 giugno 2013

CONFEDERATION CUP: L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

“Non porsi limiti” questo è il messaggio che emerge nello spot pubblicitario della FIFA (Fédération Internationale de Football Association) ovvero l’associazione che controlla il calcio mondiale. Oggettivamente il messaggio è lodevole, d’altronde nello spot si vedono delle donne di tutte le nazioni, che perseguono il sogno di giocare a calcio, e in questo caso il gioco più bello del mondo viene inteso come ciò che realmente è: uno splendido tramite per l’integrazione, per la cultura, per la vita. Come disse una volta Zdenek Zeman : “La grande popolarità del calcio nel mondo non è dovuta alle farmacie o agli uffici finanziari, bensì al fatto che in ogni piazza, in ogni angolo del mondo c'è un bambino che gioca e si diverte con un pallone tra i piedi.”
Ma purtroppo non è questo il caso del calcio moderno, perché ormai ci troviamo in un mondo in cui l’apparire conta più dell’essere, la forma più della sostanza e soprattutto dove il denaro delle varie lobby e sponsor vince su tutto. Per cui se da una parte l’intento della FIFA è quello di far apparire la Confederation Cup una manifestazione che porta con sé gioia e felicità in Brasile e i tutto il mondo, la realtà è ben diversa. La realtà è che in Brasile a causa delle ingenti somme di soldi spese per ristrutturare gli stadi le tasse sono aumentate vertiginosamente, e gran parte dei cittadini sono sul lastrico. La folla non si capacita di fronte alla presenza di fiori di miliardi di reiais sborsati per mandare avanti le macchine organizzative di Fifa con soldi che sbucano all'improvviso in un sistema che fa acqua nelle più basilari e vitali necessità delle persone. Carenza di scuole ed ospedali, sanità al collasso, mancanza di politiche di welfare: tutti aspetti che trascinano verso il basso la parte della popolazione che, in difficoltà economiche, acuisce ancor di più il gap con la forte ostentazione nel realizzare nuovi impianti, ristrutturarne altri, demolire o distruggere parti delle città per far bene figurare il Brasile agli occhi del Mondo. Tutto ciò non serve alla gente che è scesa in piazza la quale non ne vuol sapere di pagare qualcosa che non avrà un ritorno sulle proprie necessità. La manifestazioni per dire "no" a questa ondata di investimenti sportivi sono sfociate anche in disordini, assalti, atti di vandalismo con appendici violente e la presidente Dilma Rousseff si è vista costretta a rimanere in patria anullando la visita istituzionale prevista in Giappone per indire una riunione urgente con il suo Esecutivo. Il bilancio è salito a 3 morti, l’ultima vittima risale a ieri. Un manifestante è morto, in seguito alle gravi ferite riportate dalla caduta in un viadotto a Belo Horizonte, durante il corteo di protesta nei pressi dello stadio 'Mineirao', dove si stava giocando Brasile-Uruguay, prima semifinale della Confederations Cup. Il giovane, Douglas Henrique de Oliveira Sousa, aveva appena 21 anni.
Circa una settimana fa’ erano iniziate a circolare voci insistenti su un’imminente sospensione della Confederation , voci che arano state anche confermate in parte anche dal ritiro della Nazionale italiana. Ovviamente è stato tutto smentito nel giro di qualche ora, d’altronde quando ci sono di mezzo i soldi degli sponsor il buonsenso passa in secondo piano, e così sarà bastata qualche telefonata per far capire a chi di dovere che la “macchina” non si può fermare,  “the show must go on” come diceva qualcuno.
Quello che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti, ognuno la pensi come vuole, a patto che però non ci riempiate ancora di spot sul fair play e sull’integrazione, perché avrete pure il diritto di fare come vi pare, ma non avete il diritto di prenderci in giro.

MICHELE NOCE

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