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giovedì 29 agosto 2013

I CALCIATORI ED I LORO STIPENDI: UN CALCIO AI LUOGHI COMUNI

In questa sessione di mercato assisteremo, quasi sicuramente,  al trasferimento più oneroso nella storia del calcio. Il gallese Gareth Bale, infatti, passerà dal Tottenham al Real Madrid per una cifra superiore ai 100 milioni e percepirà  uno stipendio pari a 18 milioni, cifre esorbitanti anche per un fenomeno come lui.
Subito si sono scatenate le polemiche sui numeri  di questa operazione: Martino, nuovo allenatore del Barca, non ha esitato a definire l'acquisto "una mancanza di rispetto verso tutto il mondo del calcio e non solo."
Questa affermazione ha portato i vari critici del calcio a scagliarsi nuovamente sui calciatori, accusandoli di essere strapagati solamente per "dare 4 calci al pallone", mentre c'è chi muore di fame.
Questo luogo comune può essere però sfatato da alcune interessanti osservazioni di mercato.
Nella costituzione italiana è scritto che un lavoratore deve essere retribuito proporzionatamente alla qualità e alla quantità di lavoro svolto. Questo significa che un datore di lavoro deve pagare il proprio lavoratore sulla base di un contratto oneroso di scambio che consideri al suo interno sia l'ammontare delle ora lavorative sia la qualità del lavoro svolto, in termini di responsabilità, difficoltà e complessità. 
I calciatori, come gli attori, sono molto "richiesti" dal pubblico e dunque le stesse società sanno benissimo che il loro valore è molto alto.
 Se poi consideriamo che i calciatori bravi sono veramente pochi il gioco è fatto. 
Il mercato del lavoro afferma infatti che se la domanda delle  imprese è elevata mentre langue l'offerta  dei lavoratori, il salario tende ad aumentare.
I calciatori sono infatti pagati da aziende  private, sulla base di un contratto nel quale scambiano le loro prestazioni in campo in cambio di soldi. 
Dire che i calciatori percepiscono una stipendio  troppo alto è concettualmente sbagliato. Se per calciatori intendiamo tutti coloro i quali svolgono un'attività semi/professionistica ci accorgiamo che esclusivamente lo 0.5% percepisce uno stipendio milionario, un numero bassissimo che comprende solo coloro i quali sono in grado di far raggiungere alle loro squadre obiettivi molto alti. 
Nelle casse delle varie società entrano tantissimi soldi in caso di vittoria di uno scudetto o di una Champions, soldi che derivano non solo dai premi ma sopratutto dalle Pay-tv e dagli sponsor. 
I presidenti delle squadre di calcio non ottengono guadagni solo da questi ultimi ma spesso acquisiscono una reputazione in tutto il paese che li porta ad avere dei vantaggi: per esempio è probabile che un milanista indeciso su chi votare alle elezioni scelga Berlusconi per le gioie che gli ha regalato sul campo, o che un tifoso della Juve decida di acquistare una macchina Fiat.
Se poi consideriamo il numero di abbonamenti che sale vertiginosamente quando vengono acquistati grandi giocatori, vedi la Fiorentina quest'anno, o le magliette vendute di un Balotelli o di un Hamsik, ecco che capiamo perché le società sono disposte a pagare qualsiasi cifra per avere un grande calciatore alle loro dipendenze. 
Nel 2013 è stato stimato che la Serie A sia un'industria da 2 miliardi di euro l'anno, mentre tutto il movimento calcistico, comprese le migliaia di scuole calcio sparse per il paese, produce circa 6 miliardi l'anno, collocando l'industria del calcio ai vertici dell'intero settore economico italiano. 
Spesso però l'accusa principale ai calciatori è quella etica: "è moralmente sbagliato che prendano così tanto."
 Innanzitutto non sono loro a decidere i loro stipendi ma le società, le quali sono però
costrette a pagarli cosi tanto perchè il pubblico, che comprende anche gli stessi critici, non sa stare senza vedere la partita della loro squadra del cuore. Praticamente tutti i bambini in Italia sono appassionati di calcio e tutti conoscono la Juve o l'Inter sicuramente più del funzionamento del  Parlamento. Il calcio fa appassionare, quando gioca l'Italia il paese si ferma e se non ci fossero i calciatori tutto ciò non sarebbe possibile. 
In conclusione si possono accusare i calciatori di molte cose di ma non di ricevere uno stipendio troppo alto, sia perché lo stesso mercato lo richiede sia perché il pubblico lo vuole.
   
   
                                                                                                                                Giorgio Cesario

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